Desiderio di maternità
Cos’è il desiderio di maternità? Esiste in tutte le donne? Può essere considerato un istinto?
Nel 2008 alcuni ricercatori giapponesi (Noriuchi M, Kikuchi Y, Senoo A) utilizzando la risonanza magnetica funzionale hanno scoperto che esistono degli specifici meccanismi neuronali che mediano l’amore materno e i complessi comportamenti materni di protezione.
In particolare essi hanno trovato che un numero limitato di aree cerebrali sono coinvolte in modo specifico nel riconoscimento del proprio bambino, cioè la corteccia orbitofrontale, la sostanza grigia periacqueduttale, l’insula anteriore e le parti dorsale e ventrolaterale del putamen.
Inoltre essi hanno evidenziato anche la forte e specifica risposta del cervello delle madri alla sofferenza (pianto) del proprio bambino. La diversa risposta di attivazione neurale è stata trovata nella regione dorsale della corteccia orbitofrontale, nel nucleo caudato e nel giro frontale inferiore destro della corteccia cerebrale, nella corteccia prefrontale dorsomediale, cingolo anteriore e posteriore, talamo, sostanza nera, solco temporale superiore posteriore.
Altri studi hanno evidenziato che una elevata concentrazione di estrogeni durante la gravidanza aumenta la motivazione materna e la responsività a stimoli infantili. Invece gli effetti degli estrogeni prima e dopo il parto non sono ancora chiari. La prolattina sembra avere un ruolo nel promuovere le cure paterne nei primati, ma non si sa nulla riguardo alle correlazioni tra questo ormone e il comportamento materno.
Studi preliminari hanno dimostrato come l’ormone ossitocina influenzi l’attaccamento tra madre e bambino, ad esempio il mantenimento del contatto e la reazione alla separazione.
Queste scoperte, lungi dall’aver dimostrato l’esistenza di un vero e proprio istinto materno, potrebbero essere molto utili nel contribuire a trattare i problemi che a volte interessano la relazione madre-bambino.
Vanno anche considerati i casi in cui la gravidanza non era desiderata dalla donna, o, per le motivazioni più diverse, non era programmata, ad esempio:
- condizioni economiche disagiate (ad esempio mancanza di lavoro di entrambi i partner);
- condizioni sociali inadeguate (età, mancanza di una relazione stabile ecc.);
- desiderio di genitorialità non condiviso all’interno della coppia;
- assenza o carenza del desiderio di avere figli;
- la gravidanza è l’effetto di uno stupro.
In tutti questi casi, al cambiamento “normale” caratteristico di questo evento, ma anche di tanti altri eventi stressanti, non segue una reazione di adattamento adeguata. Infatti allo stress conseguente si associa un senso di profonda insoddisfazione esistenziale e impotenza, legate alla presenza di una condizione non desiderata, percepita come impossibile da rimuovere (a causa di sensi di colpa, pressioni sociali, morali, religiose, ecc.).
Bisogna anche tenere presente che tutte queste condizioni descritte possono non essere così circoscritte e sommarsi, dando origine a casi con sfumature del tutto peculiari.
Ad esempio una donna può avere un conflitto potente tra le pressioni sociali e culturali che vedono nel destino di una donna la necessità di essere madre e il suo desiderio di affermarsi innanzitutto come donna ad esempio nel lavoro, nella carriera ecc.