Antidepressivi triciclici
Gli antidepressivi triciclici come la dotiepina, l'imipramina e l'amitriptilina, sono usati per il trattamento della depressione sia moderata che grave. Il loro effetto consiste nell’aumentare i livelli di serotonina e noradrenalina nel cervello, neurotrasmettitori che implicati nella modulazione dell’umore.
Questi antidepressivi sono detti triciclici perché presentano una struttura a tre anelli. Il capostipite di questa famiglia di farmaci è l’imipramina. Essa è stata sintetizzata sulla scia della cloropromazina insieme a numerosi altri composti, poiché si cercavano sostanze più efficaci della cloropromazina, o che avessero meno effetti collaterali.
Nel 1955, quando ancora non si conoscevano le proprietà antidepressive degli inibitori delle monoaminossidasi (I-MAO), una casa farmaceutica fornì campioni di imipramina allo psichiatra svizzero R. Khun il quale, dopo averlo somministrato a 300 schizofrenici senza che essi migliorassero, decise di somministrarla a pazienti con diagnosi differenti, tra cui quelli affetti da depressione unipolare. Egli trovò che tale sostanza aveva un’attività spiccatamente antidepressiva. Fu così che nel 1958 l’imipramina fu commercializzata come antidepressivo.
Inoltre gli antidepressivi triciclici si dimostrarono migliori degli inibitori delle MAO (monoaminossidasi) per quanto riguarda gli effetti collaterali. Infatti si è scoperto che la monoaminossidasi si trova anche nel fegato dove ha la funzione di metabolizzare un’altra ammina, la tirammina, che si trova in molti cibi tra cui il vino, il formaggio e i sottaceti, ed ha la capacità di innalzare la pressione sanguigna. Per cui se l’attività delle MAO è ridotta dagli antidepressivi, aumenta anche la quantità di tirammina nel sangue con conseguenti bruschi aumenti di pressione (in seguito all’assunzione di detti cibi) che possono provocare emorragie cerebrali letali.
Gli antidepressivi triciclici non hanno questo effetto detto “effetto formaggio” (cheese reaction). Infatti essi non agiscono sulle MAO ma sul meccanismo di assunzione delle amine da parte delle terminazioni pre-sinaptiche, dopo che esse si sono staccate dai recettori della membrana post-sinaptica.
Entrambi questi antidepressivi, I-MAO e antidepressivi triciclici, determinano la remissione dei sintomi o un miglioramento pronunciato nel 70% dei casi. Talvolta gli individui affetti da forme depressive bipolari presentano manifestazioni maniacali nel corso del trattamento.
Sebbene alcuni pazienti mostrino un miglioramento immediato, generalmente esiste un intervallo di 1-3 settimane prima che i sintomi di depressione comincino a migliorare e sono necessarie 4-6 settimane per ottenere l’effetto completo.
E' bene sempre sottolineare che l'obiettivo di un trattamento antidepressivo ben progettato deve aver come obiettivo principale quello di aiutare il paziente ad uscire dallo stato depressivo senza che questi sviluppi dipendenza dai farmaci e quindi la necessità di assumerli a vita; a tal fine il trattamento farmacologico deve essere svolto sempre in concomitanza con un adeguato supporto psicologico. Il farmaco attenua temporaneamente i sintomi depressivi, il percorso psicologico è necessario ad affrontare e risolvere le cause psicologiche della depressione e a liberare l'individuo dalla necessità di assumere farmaci.
Anche l'uso del biofeedback e del neurofeedback si è rivelato efficace tanto quanto i farmaci nel ridurre i sintomi depressivi costituendo un'alternativa valida all'uso degli psicofarmaci.